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Il Pratomagno

Questo tratto di Appenino toscano che separa il Valdarno dal Casentino esprime già con il suo nome la sua storia. “Grande - Prato” così potrebbe sintetizzarsi la traduzione etimologica di Pratomagno. La vasta estensione del manto erboso che per oltre 2350 ettari ricopre il crinale della montagna, rappresenta un importante patrimonio storico, culturale e naturalistico tanto da essere inserito nel progetto LIFE Natura 2000 “ Conservazione delle praterie montane dell’Appennino Toscano”. Quest’area, infatti, ospita habitat di interesse conservazionistico a livello regionale, nazionale e comunitario anche per la più ampia superficie a nardeto della Toscana.
Le sue origini sono tutt’oggi dibattute tra chi sostiene la tesi di un morfologia plasmata dalla natura e chi ritiene che la prateria è opera dell’uomo che , in epoche remote, ha abbattuto il bosco per creare pascoli d’altura per la stagione estiva: a questa quota infatti la siccità si fa sentire meno e ciò permette di disporre di risorse foraggere più abbondanti.
La storia di questi luoghi è strettamente legata alla gente che li ha abitati. Gente povera che lottava una vita per mantenere il suo livello di sussistenza. L’opportunità del pascolo montano estivo rappresentava una risorsa importante. Anche la “macchia” contribuiva al sostentamento con la produzione di carbone. La stagione montana cominciava a maggio e finiva con i primi freddi di fine ottobre, trattenendo in questi luoghi gente lontano dalla società e dagli affetti.
Cosi è stato il Pratomagno fino agli anni del boom economico del dopoguerra che letteralmente svuotò le campagne. Per contrastare l’esodo un politico aretino Amintore Fanfani, autorevole uomo di governo, inventò la “legge sulla montagna” veicolo di consistenti finanziamenti dello Stato finalizzati a trattenere i giovani in queste zone attraverso la creazione di opportunità di lavoro. Tra i progetti realizzati c’è stata l’attuale viabilità che collega il Casentino con il Valdarno per gran parte fatta a mano ed il rimboschimento e piantumazioni delle attuali abetine e conifere di pini.

Simbolo del Pratomagno è l’omonima Croce (1591 m s.m.l.) elevata nel 1928 in voto a San Francesco e punto miliare per i pellegrini che si recavano nel Santuario della Verna. Opera titanica per l’epoca i cui materiali furono interamente trasportati da Raggiolo alla cima con muli e a spalla. Il panorama che si schiude all’orizzonte e molto vasto, oltre alle principali cime degli Appennini attraversa l’intera Toscana, percorrendo la pianura pisana fino a raggiungere il mare Tirreno nelle giornate più nitide.