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Hinkler La Nazione 29-04-1933

Castel S. Niccolò, 23 notte.
Ieri sera si diffuse in un attimo nel paese la notizia che nei pressi di Pratomagno si trovava un aviatore morto ed il proprio apparecchio fracassato.
La notizia risultava fondata perché diramata dalla Tenenza dei CC. RR. di Bibbiena al comando della nostra Stazione, per le indagini e per le ricerche del caso, risultando che l’incidente aviatorio, era accaduto in territorio di questo Comune.
Non era precisato il luogo in cui sarebbe stato segnalato il rinvenimento del cadavere e dei rottami dell’apparecchio e per giunta si era sul calar della sera, quando cioè le ricerche sarebbero state più difficili. Ad ogni modo il Maresciallo Aureli comandante della stazione disponeva la partenza, sua, del carabiniere Pollini e dei militi forestali Gambineri e Bruni nella notte stessa.
Ad essi si aggiungono spontaneamente, non spinti da curiosità morbosa, ma bensì nell’intento di aiutare e facilitare le ricerche, il tenente aviatore dott. Giuseppe Ghidini che doveva essere di valido ausilio nell’accertare le presunte cause del disastro, e altri fascisti e militi: Danesi, Maggi, Lanini, Fabbri, Seghi, Brogi, Martini e Morandini.
La comitiva giunta alla Badia di Cetica che è l’ultimo posto abitato prima del Pratomagno, dove comincia l’ascesa più faticosa, il terreno viene battuto con circoscrizione ma senza risultato per qualche ora. Finalmente vengono scorte sul crine del monte altre persone che provenienti da Castelfranco di Sopra, dove abitano i carbonai che ieri effettuarono la scoperta, avevano notizie precise circa la località. Seguiti fino al Prato alle Vacche presso il Varco di Rocca, a poca distanza dal monte Pratomagno, quivi si presenta alla vista l’apparecchio in frantumi. Più in basso, a cento metri di distanza, giace il cadavere che è in posizione supina e la testa fracassata.
Il Maresciallo Aureli da ordine al Carabiniere Pollini di frugare i vestiti del morto, dove vengono rinvenuti il passaporto, il porto d’armi, il portafoglio contenente 65.000 lire in buoni del tesoro Canadesi e settantacinque lire italiane. Nelle tasche è pure rinvenuto un orologio fermo alle ore 3.
Dai documenti rinvenuti si può stabilire che il cadavere è quello del famoso aviatore australiano Herbert Jhon Hinkler nato a Bundaberg l’8 dicembre 1898.
Egli è perito mentre stava compiendo un volo di “record” fino all’Australia, ed il 7 gennaio 1933 era partito dal campo di aviazione inglese di Felthand con l’intento di raggiungere Brindisi dopo aver coperto 1300 chilometri in linea retta senza scalo. Di questo volo si sono trovate infatti le carte geografiche che portano segnata tutta la rotta fino all’Australia.
L’apparecchio un monoposto con motore a 4 cilindri in linea – è tipo Puss - Moth, siglato CF - APK (Canada).
Durante il sopralluogo si è potuto constatare che i quattro serbatoi tre erano completamente vuoti, mentre il quarto conteneva ancora un po’ d’essenza. Sono stati rinvenuti nell’apparecchio una navicella.
Circa le cause che avrebbero provocato la catastrofe, poco possiamo dire. Si presume che un temporale e forte vento con densa nebbia possa avere sorpreso nel varcare l’Appennino ed abbia causato avarie all’apparecchio, si che non più potuto comandare e andato a infingersi nel terreno con l’elica, e tale sarebbe stato l’urto che il pilota veniva lanciato ad un centinaio di metri di distanza.
L’epoca risale senz’altro all’8 gennaio data in cui veniva segnalato dai giornali come partito dall’aeroporto inglese di Felthan, ed il tardo ritrovamento è dovuto alla neve che finora ha ricoperto i terreni in quella zona.
Fatte le debite costatazioni e ritirate le carte ed i valori appartenenti al defunto ardimentoso pilota, il Maresciallo, ordinato il piantonamento del cadavere e dell’apparecchio, ha preso insieme agli altri la via del ritorno per informare di tutto le Autorità da cui si attendono ora le istruzioni circa la remozione e le onoranze di cui un pilota di tanto valore ha diritto.

[LA NAZIONE 29 - 4 - 1933]